Sopravvivere, Tutto iniziò con un furto in casa Kaulitz...

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Caos_89
view post Posted on 27/4/2009, 18:10




Nota: I capitoli sono molti lunghi, quindi credo che li porterò avanti suddividendoli ognuno in due o tre parti, se necessario.


Sopravvivere



Another Second Time Around

“Furto in casa Kaulitz.” Annunciò la bionda giornalista in primo piano sul grande schermo al plasma. “Non abbiamo prove sufficienti per poter dare un nome al responsabile, ma per ora i proprietari hanno denunciato la scomparsa di soldi, gioielli e l’ultimo premio che i ragazzi avevano vinto. È parso strano alla polizia, che molte altre cose di valore non siano state nemmeno -”

Il televisore venne spento improvvisamente ed otto paia di occhi si girarono verso l’uomo che stava compostamente seduto sul divano con il telecomando in mano.

“Perché hai spento?” si lamentò una voce, cercando di mantenere un tono abbastanza serio in modo da non suscitare ulteriori ire del suo amico, che – versandogli un bicchiere colmo di coca-cola sui lunghi capelli castani – gli aveva già espresso elegantemente il suo dissenso per ciò che aveva già deriso.

“Perché ti ostini a chiedere una macedonia in testa?” rispose un esile ragazzo seduto sull’altra estremità del divano con le gambe incrociate, agitando una bottiglietta di succo di frutta.

“Lo facevo per sapere se avevano notizie dei tuoi gioielli.” e soffio una risata. Subito, un ragazzo con corti capelli biondi diede una sonora gomitata contro costole dell’altro, facendogli trasformare la risata in colpi di tosse. “E tu, Bill, calmati” lo ammonì, minacciandolo con l’indice. Questi sbuffò rumorosamente, scuotendo la sua chioma leonina in faccia al fratello – seduto vicino a lui – che starnutì per un ciuffo di capelli che gli aveva solleticato il naso.

“Tom! Sei un cretino! Mi hai sputato tra i capelli!” urlò isterico Bill.

“Colpa tua che li vuoi tenere a questo modo! Cosa cambiava se oggi te li legavi?” berciò lui a sua volta.

“Molto! Sarebbe come chiedere a te di tenere il tuo coso nelle mutande invece che altrove!” gridò il fratello, ricordandogli di due sere fa, quando lo aveva trovato in atteggiamenti piuttosto intimi con una sconosciuta ragazza sul divano della loro immensa casa.

“Almeno io lo uso!” ribatté Tom. L’accusa del fratello non lo aveva nemmeno toccato, ma il suo tono superiore l’aveva colpito in pieno. “Servirebbe anche a te del movimento, ogni tanto.” Decretò con un mezzo sorriso strafottente.

“BASTA!” urlò l’uomo, rintronando Tom, che era accanto a lui, e impedendo a Bill di poter controbattere. “Perché diavolo non volete capire che la situazione è seria? Non è né il momento, né il luogo per iniziare a lanciarvi insulti! Potete fare la coppia in crisi quando sarete tornati a casa vostra! Ora fate silenzio!” e si portò una mano alla fronte. “È colpa vostra se ho questo mal di testa.” aggiunse serrando gli occhi. “Portami un antidolorifico ed un tranquillizzante” ordinò poi all’assistente sulla porta.

“Il tranquillizzante lo vuole anche Tom!” fece Bill, rispondendo deciso all’offesa che suo fratello gli aveva fatto subire.

“Bill, invece, chiede un po’ di viagra!” rise Tom, alzandosi di scatto dal divano e iniziando a correre per la stanza, inseguito da un Bill incazzato e pronto ad incenerirlo con gli occhi, oltre che a strozzarlo.

“Legateli. E dopo portatemi doppia dose di ciò che ho chiesto.” sospirò David, scivolando scomposto sul divano. “L’intervista di oggi sarà un completo disastro, me lo sento.” e iniziò a massaggiarsi le tempie, come se quel gesto potesse farlo riprendere dall’esaurimento nervoso.


***




Era una settimana che andavano avanti così. Non era più possibile.

Sì, c’era stato un furto in casa loro. E allora? Cosa gliene fregava alla stampa di sapere l’ammontare dei soldi rubati?

Saranno cazzi nostri?, pensava Tom.

Ma la cosa che lo preoccupava maggiormente era il non essere ancora riuscito a capire l’importanza della domanda: perché il cassetto dei tuoi boxer era in un tale disordine?, che più volte gli era stata posta.

Bill aveva risposto con la sua insormontabile diplomazia in certe questioni – perché cercavano cose di valore alla cieca –, precedendo il fratello, il quale aveva per la testa un’unica risposta, per niente conforme a ciò che David gli aveva imposto di fare e dire.

Ma che cazzo ve ne frega? Siete gelosi che i miei boxer abbiano avuto successo, mentre i vostri rimarranno sempre ignoti al mondo, oltre che sudici? E poi non è vero che me li hanno rubati!

Ma molte altre furono le domande a cui persino Bill, inizialmente, si dimostrava esitante nel rispondere, sia a causa dell’insensatezza che dell’ovvietà. Cosa doveva rispondere, quando gli chiedevano quali fossero – secondo lui – i volti dei rapinatori? E quando domandavano il perché, chiunque avesse rubato, avesse scelto casa loro?

Tom, se avesse potuto, avrebbe risposto sempre alla stessa maniera, senza farsi troppi problemi. Ma visto che Bill sapeva già cosa avrebbe potuto dire, ogni volta che con la coda dell’occhio vedeva la bocca di Tom iniziare a muoversi, il suo cervello elaborava istantaneamente una qualunque risposta per i giornalisti.

Il susseguirsi di queste folli interviste – in cui l’infinita logorrea del cantante aveva trasformato l’accaduto in un copione da film – furono la causa della stanchezza che aveva segnato profonde occhiaie intorno agli occhi dei due gemelli. Occhiaie così scure che Bill avrebbe potuto lasciare perdere la matita nera intorno agli occhi per qualche tempo, e darsi ad un viola naturale.

Per questo motivo, i Kaulitz lottarono ad ogni intervallo tra un’intervista e l’altra per riuscire ad ottenere almeno un paio di giorni di riposo, che Jost concesse con adeguate minacce, se non si fossero ripresentati in forma allo scadere del tempo a loro concesso.

Ovviamente i due, pur di stare un giorno intero a poltrire sui loro letti, avrebbero accettato questo ed altro.


***




“Bill!” lo chiamò Tom da dietro la porta della sua stanza.

Un sonoro mugolio giunse alle orecchie del rasta, confermandogli che l’aveva svegliato.

“Ma stai ancora dormendo?” esclamò colto alla sprovvista. Va bene che suo fratello dormiva oltre la media – come lui del resto –, ma erano quasi venti ore di fila che non usciva dalla sua stanza! “Comunque, io esco con Georg e Gustav. Vieni anche tu?”

Suo fratello non rispose.

“Bill!” lo chiamò ancora, battendo una mano contro la porta. “Ma mi senti?”

“Avrei preferito di no…” farfugliò una voce impastata dal sonno, dall’altra parte della porta.

“Ascolta, io ora esco…” ripeté Tom, aggiustandosi la visiera del cappello.

“L’hai già detto…”

“E allora, se hai sentito, perché non mi hai risposto?”

Un altro mormorio che sembrava un tentativo di sbuffare fece capire a Tom che suo fratello non aveva ancora collegato del tutto il cervello, quindi sarebbe stato meglio non chiedergli cose troppo complicate.

“Vabbè, io vado… e – tranquillo – mi faccio anche la tua, come sempre. Ci vediamo domani mattina.” E proseguì per il corridoio fino alle scale. Poi sentì una porta aprirsi, si girò e vi trovò affacciato un individuo che ebbe serie difficoltà a riconoscere come Bill. Aveva i lunghi capelli neri arruffati, sotto ai quali poté notare i suoi stessi occhi, ma ancora contornati dalla matita che non aveva tolto la sera prima per la stanchezza, e che ovviamente era arrivata fino alle guance.

“Alla buon’ora!” lo salutò Tom.

Bill alzò con eleganza e raffinatezza un dito, salutando a sua volta il fratello con quel gesto non del tutto nobile.

“A cosa lo devo?” chiese scettico.

“Mi hai svegliato” e lo guardò torvo.

“Volevi entrare nel guinness dei primati come la persona che è riuscita ad entrare in letargo?”

“No, volevo solo dormire. Ma sembra che tu voglia raggiungere il primato come rompicoglioni”

“Oggi sei simpatico quanto un dito nel -”

“Tom! Vaffanculo!” sbraitò, prima di richiudere violentemente la porta dietro di sé.

Tom scese le scale, piuttosto interdetto: il comportamento di Bill poteva essere paragonato alla sindrome pre-mestruale delle donne. L’unico problema era che lui non aveva il ciclo, quindi doveva essere davvero spossato.

Meglio non stargli vicino, allora…

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Spero sia piaciuto come inizio.^^
Alla prossima!
 
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